sabato 12 febbraio 2011

PHU QUOC ISLAND







 21 gennaio 2011

L'aliscafo sarebbe partito alle 8,00 della mattina, ma già con un'ora di anticipo eravamo sul molo di Rha Gia a bere un caffè vietnamita dal sapore alla nocciola, in attesa di imbarcarci per l'isola di Phu Quoc.
Con noi ad aspettare,un centinaio di vietnamiti con le loro borse, pacchi e figli al seguito, facevano colazione con il Pho, zuppa per tutte le ore della giornata a base di brodo con spaghetti di riso, verdure e pezzi di carne.
L'isola, da Colonia Penale ai tempi dei Francesi e Americani poi, sta cambiando velocemente trasformandosi in una stazione turistica per coloro che, frastornati dal caos delle città vogliono trascorrere un po' di tempo nell'assoluto far niente in cui l'unico suono è il ritmare della risacca. Questo, crediamo ancora per poco. A ritornarci fra 5/6 anni, probabilmente sarà diventata un centro turistico internazionale, caotico e senza identità, come in molti altri posti al mondo. La giungla che ancor oggi copre 80% del territorio, è tutta un cantiere aperto per la costruzione di stradoni a più corsie, che collegheranno le varie spiagge in cui cresceranno monumentali Hotel e Resort esclusivi.
Il piccolo areoporto che oggi serve per le centinaia di turisti che qui arrivano, sta per essere ampliato tanto da poter far atterrare voli internazionali.
Un altro "Paradiso" che scompare!
In prevalenza abitata da pescatori, sull'isola oggi l'occupazione più comune è l'albergatore, o meglio...inventarsi tale. Tutta la Costa Ovest, dai tramonti di fuoco è oramai un susseguirsi di piccoli Resort organizzati con boungalow di bambù e gestiti da personale di scarso livello professionale. La richiesta di recettività, è già oggi così alta da far letteralmente volare i prezzi. Malgrado la scarsa qualità dei servizi, i costi per soggiornare sono paragonabili a quelli di Saigon, con punte che raddoppiano per ciò che concerne i passatempi diurni, noleggio di moto, scouters acquei, taxi o conti al bar.
L'indolenza dei residenti è proverbiale. Sarà perchè siamo su un'isola e la vita scorre calma e lenta come le maree, ma al bar da questi parti potresti morire di sete prima che qualcuno, dopo essersi accorto della tua presenza, ti si avvicini per chiederti di che cosa hai bisogno. Siamo consapevoli che certi raffinattissimi alberghi non sono alla nostra portata economica ma per la frequenza di episodi vissuti in prima persona, rimaniamo convinti di aver colto la sostanza caratteriale del maschio VIETNAMITA.
La prima cosa che abbiamo fatto, una volta giunti sull'isola e trovato posto in uno dei numerosissimi boungalow sulla spiaggia, è stato di noleggiare una moto e di fare il tour del posto. Nuvoloni di terra rossa alzati dai camions o dai taxisti che incrociavamo, ci hanno cambiato il colore dei capelli, arsa la gola e resa la saliva come i masticatori di Betel Indiano.
Attraversare la giungla per lunghi tratti, 30/40 km, in un sentiero largo solo un paio i metri, circondati da un muro di vegetazione intricatissima e senza luce solare, sbucando poi all'improvviso in una baietta adibita a rifugio per le imbarcazione dei pescatori con una bianchissima sabbia fine e compatta come la farina, è stato, per noi, scoprire un Paradiso per i pochi fortunati che, passando da queste parti, si godono il profumo di un BBQ di pesce dal sapore ormai dimenticati.
Di questi tratti di costa bellissimi e difficili da raggiungere, ce ne sono parecchi, BAI SAO ne è l'esempio, peccato che fra non molto tutto questo sarà quotidianietà perdendo per sempre il suo aspetto impagabile di selvaggia bellezza.                 

giovedì 27 gennaio 2011

P H I A N A M ------- VERSO S U D

............star fermi a Nha Trang non ci siamo riusciti per più di dieci giorni e, alla ricerca del bel tempo stabile, ci siamo trasferiti, bagaglio ridotto, a 400 km più a sud, penisola di Voung Tau ospiti graditi di Carlo Pizzato, un amico da trent'anni che dopo vari periodi di vacanza passati in Oriente, ha deciso di stabilirsi qui in Vietnam. Carlo è un ex insegnante in pensione che, circa una decina di anni fa, ha avuto l'encomiabile idea di aprire a Saigon una scuola per l'uso del computer a favore di ragazzi e ragazze non vedenti. Sottoposto il progetto alla Provincia di Bolzano e all' Unione Europea, dopo qualche tempo, in cui si è dedicato a fare la guida turistica qui in Vietnam, i finanziamenti per la realizzazione del suo progetto arrivarono, dando modo così a decine di sfortunati di potersi inserire più facilmente nel mondo del lavoro. Quando ne parla si sente chiaro, nelle espressioni e nei toni di voce quanta felicità e orgoglio siano prodotti dalla consapevolezza di aver portato a compimento, con costanza e caparbietà, un'idea che ha creato e ancor oggi genera sorrisi e speranze a coloro che, senza di essa sarebbero stati facilmenti emarginati dalla società. Credo, che quale riconoscimento e remuneramento più soddisfacente per lui sia oggi avere Tam, una splendida persona come moglie e due meravigliosi bambini, Ugo e Tina, ai quali dedica tutta la sua attenzione e amore di padre.
Malgrado ci sentissimo coccolati in casa di amici, dopo 4/5 giorni ci siamo trasferiti nella caotica Saigon. Quartiere Pham Ngo Lao, il centro della vita notturna per i turisti dalle possibilità economiche non troppo elastiche. Saigon ti accoglie, anzi ti viene incontro con i suoi milioni di motocicli, i quali ti circondano assordanti e puzzolenti in qualsiasi punto in cui ti trovi. Specialmente sui marciapiedi. I marciapiedi dovrebbero essere ribatezzati! Se in curva, servono solo ed esclusivamente ad aiutare i motociclisti a tagliare per la via più corta, ma la loro funzione primaria è servire a parcheggiare il mezzo. La regola è: se sosti  la moto sulla strada,  la polizia è autorizzata a sequestrartela. "Si parcheggia sul marcia...piede sempre e imperativo!"
Con circa 15.000.000 di residenti a Saigon, in circolazione ci saranno almeno 13.000.000 di motocicli, una marea rombante che verso il tramonto trasforma tutte le strade in luoghi coloratissimi come i caschi dei guidatori e gli incroci in altrettanti ingorghi dei quali non ci si può immaginare la soluzione. Altra regola d'oro, "Fai quello che vuoi ma, non avere la necessità di chiamare la Polizia!" Nella guida o negli affari più disparati, ti puoi inventare di tutto nella più tranquilla indifferenza di chi ti sta accanto.Passeggiando per le strade di Saigon sembra non esistano accessi alle abitazioni sovrastanti agli innumerevoli negozi nei quali, è buona norma come nei luoghi Sacri, entrarvi scalzi. In questi luoghi la famiglia intera trascorre tutta la vita, mangia, dorme, cresce di numero e, Parcheggia la  Moto. Il centro città, è invece ben organizzato con bei negozi delle Firme più prestigiose, in grattacieli i quali stanno accanto ai bellissimi edifici che ricordano il secolo e mezzo di colonialismo francese.Non manca perciò che la Chiesa più prestigiosa sia dedicata a Notre Dame.
Una cosa piacevole è sostare, per togliersi dalla calura che incombe, nell'atrio del bel Palazzo delle Poste che sta accanto alla Cattedrale. Solo ad ammirarne il soffitto a volta, ha il potere di farti ritornare indietro di 10.000 km in un altro luogo e in un'atmosfera tranquilla e rilassata.
Nella nostra permanenza a Saigon non ci siamo scordati della recente storia del Vietnam. In bus, gita giornaliera, siamo arrivati a Cu Chi, paese ai confini con la Cambogia, dove si possono visitare i tunnel scavati a mano dai Vietcong per stringere d'assedio la città. Assieme a Rita, anche noi ci siamo entrati in quei cunicoli, alti solo un'ottantina di cm, bui e dall'umidità soffocante, lunghi complessivamente 250 km, sistemati su tre livelli di profondità, dove, per anni, centinaia di migliaia di persone hanno vissuto e perso la vita, magari dopo averla tolta, nella più oscura sorpresa, ad altri giovani, per la maggior parte inconsapevoli guerrieri per una libertà Faziosa. Descrivere la brutale violenza delle trappole, micidiali nella loro semplicità, è pensiero che fa emergere in noi emozioni mai provate. Ci siamo guardati negli occhi e ognuno, per un buon numero di minuti è rimasto in silenzio pieno di grida. ALTRO, E' DIFFICILE DA DIRE!
Per le persone che visitano il Vietnam fare, una gita in barca sul Delta del Mekong è una tappa obbligatoria. E' l'occasione per conoscere più da vicino il paesaggio, ma ancor più l'organizzazione sociale di questo Paese. Da Saigon in quattro ore di bus siamo arrivati a Can Tho, città al centro del Delta e subito, siamo andati a prenotarci la nostra gita in barca per la mattina dopo.    
Partenza alle 6,00, mentre albeggiava, la barca a disposizione sembrava essere una "Mascareta", piccola ma stabile, con il tramezzo coperto da cuscini per far star comodamente sedute due persone. A vogare alla "Vallesana", Long, una donna dalla risata coinvolgente che io avevo già conosciuto nel mio precedente viaggio da queste parti. In sette ore, tanto è durata la gita, ci ha fatto vedere uno splendido, coloratissimo e chiassoso Mercato Galleggiante, uso per l'acquisto all'ingrosso di banane, manghi, angurie, ananassi e verdure, enormi carote grandi e grosse come avambracci. Tutti i tipi di mercato si svolgono su questo vastissimo fiume. Ci sono enormi depositi di riso dai quali partono barconi caricati alla rinfusa fino all'inverosimile, chiatte semiaffondate cariche di sabbia lo percorrono costantemente portando il carico negli innumerevoli cantieri edili aperti un po' dappertutto. Vietnam, un Paese in costruzione che si regge, in maggioranza sulle spalle e braccia delle donne. L'uomo, il maschio, perderebbe la "faccia" se fosse una donna a fare il lavoro meno pesante! Se c'è un camion di mattoni, statene certi che l'autista sarà maschio mentre a scaricarne il carico, arriveranno le donne. Nei cantieri edili chi posiziona i mattoni è maschio, ma sono le donne a trasportarli nelle carriole dove servono. Per strada non si vedono netturbini o giardinieri maschi, a lavorare sotto il sole, che qui scotta davvero, sono solo le donne. Insomma il Vietnam, a nostro avviso, è un Paese governato da uomini ma portato avanti con il sudore delle donne. Visto il Mercato Galleggiante, Long ha portato la barca all'interno di uno delle centinaia di rami che formano il grandissimo Delta. Più ci si inoltrava, più il corso d'acqua si stringeva fino a trovarci con un tetto di felci che oscurava il sole. Sulle rive, alberi di banane, ananas e palme di cocco nascondevano campi vastissimi di riso di un colore verde intenso, luccicanti per al riverbero del sole.
Prima di far ritorno in città, ci siamo fermati per goderci un pranzetto in una delle fattorie, riposandoci distesi sulle amache. Dimenticavo di dire, che i fiori più comuni da queste parti, oltre che il meraviglioso Loto, sono le orchidee. Ce ne sono di svariati tipi e colori un po' dovunque. Una grande giornata!
Domani 21 gennaio saremo sull'isola più grande e più a sud del Vietnam, Phu Quoc, dove non dovremmo avere sorprese in merito alle condizioni atmosferiche. Sole costante, mare limpido, spiaggie lunghissime con attrezzature alberghiere soddisfacenti. Ci si prepara a trascorrere il TET nel più comodo e sonnacchiso dei modi.                                    

giovedì 6 gennaio 2011

NHA TRANG - VIETNAM

..........toi xin loi, ci dispiace..........aver fatto passare tanti giorni senza scrivere qualche parola sul nostro muoverci. La ragione è semplice, non ci muoviamo.
Da quando da Pechino, siamo arrivati ad Hanoi in Vietnam e da lì, essere partiti in tutta fretta per Nha Trang, 1000 Kl più a sud, per trascorrere il capodanno con due nostri amici italiani e le loro famiglie, sono passati, ad oggi 8 giorni e i nostri programmi vietnamiti hanno dovuto essere rimaneggiati. In un primo tempo pensavamo di seguire l'ordine geografico e, una volta ritornati ad Hanoi dopo le festività, muoverci verso sud per attraversare con lentezza il Paese. Siamo subito stati avvisati che il 2 febbraio scatterà il capodanno asiatico, il TET, e che sarà arduo se non impossibile, muoverci o sostare in qualsiasi città non avendo, già fin d'ora, prenotato sia il mezzo di trasporto che l'hotel per il periodo dal 20 gennaio al 7 febbraio. Il TET per gli asiatici non è solo inizio dell'Anno Nuovo ma anche il tempo per soddisfare un desiderio e un obbligo morale nell'andare a visitare i parenti, in special modo quelli defunti. Una specie di 2 novembre di festa e raccoglimento. Sulla tomba portano vestiti scarpe telefonini etc. confezionate in carta, come offerta, a cui poi danno fuoco consentendo loro di riceverla. Pertanto tutti, proprio tutti, si spostano da un posto all'altro per tutto il paese. Conoscendo la difficoltà che si viene a creare in questo caos, prenotano bus, treni, aerei e alberghi con mesi di anticipo. Noi che avevamo impostato questo viaggio all'insegna della lentezza, ci siamo bloccati al pensiero di spostarci con date e tempi così obbligatoriamente programmati, sapendo cioè già da adesso, dove e quando ci si dovrà trovare in ognuno dei posti che avevamo previsto di visitare. A complicare il tutto, la bella stagione tardava a partire. Nha Trang è una bella spiaggia ben organizzata per il turista occidentale, pertanto pensare di ritornare a nord ad Hanoi, per farlo punto di partenza per il treking sulle montagne attorno a Sapa o per trascorrere una notte su di un barcone, navigando tra gli innumerovoli scogli di Halon Bay, in una temperatura decisamente più fredda e con possibilità di pioggia maggiori non ci attirava poi tanto!
Per concludere stabilire con largo anticipo mezzi di trasporto e alberghi, si è rivelato per noi un problema insormontabile dal momento che di questo grande Paese conosciamo soltanto Nha Trang. Abbiamo perciò deciso di fermarci qui per un mese, tempo ne abbiamo e, passata l'euforia vietnamita e consolidata la stagione, cominceremo il tour attraverso questo sconosciuto Paese dalla lingua semplicemente strana e con delle curiosità che ci fanno sorridere sorpresi. Per prima cosa, scrivere è separare le sillabe fra loro aumentando di molto il numero dei segni per esprimere un concetto. Ad esempio: caffè diventa ca phe. Mancando di sostantivi, suppliscono con l'aggiunta di circa 6 accenti diversi, i quali possono essere posizionati numerosi sopra una vocale, anche tre alla volta, creando così più significati, senza nesso alcuno tra di loro, alla stessa parola. In questo modo nam può essere letto: in cinque, caldo, uomo, fungo, anno o sud. Da qui l'impossibilità di essere compresi, anche quando, mossi dalla voglia di partecipazione, ci si cimenti nel loro idioma. Se poi si lasciano le città e ci si inoltra in campagna, anche la calligrafia cambia. L'alfabeto occidentale viene sostituito da quello di tradizione vietnamita, inesorabilmente incomprensibile a noi.
Ora, armati di speranza di unire alla buona temperatura del luogo anche il cielo azzurro e il calore del sole, ci disponiamo a passare questo mese di gennaio, nella più completa rilasatezza, trascorrendo le giornate in spiaggia o a gironzolare in moto per i dintorni collinari, magari per fare il bagno in una baietta dalla sabbia bianca e soffice, allettati da qualche piatto tipico della zona a base di pesce.                         

lunedì 3 gennaio 2011

........fino a qui!.........

Con l'arrivo in Vietnam si conclude la prima parte del nostro viaggio, quella che ha goduto dell'organizzazione dell'Agenzia di Viaggi Garbin di Feltre. Per un passaparola a lungo raggio, siamo di Venezia e come detto l'Agenzia è di Feltre, abbiamo conosciuto Stefano Turrin che, entusiasta dei viaggi in treno, ci ha proposto di intraprendere quest'avventura di cui abbiamo concluso ad Hanoi la prima parte. 
Il ritorno dovrà essere concordato ed organizzato durante i prossimi mesi nei quali ci muoveremo in completa autonomia scegliendo mete, tempi e livello di comodità, che decideremo di volta in volta.
Oggi 29/12/2010, dopo 46 giorni in cui abbiamo attraversato 8 Paesi ed esserci fermati per qualche giorno in 13 città, confortati dal poter utilizzare macchina con autista e la professionalità di guide le quali molte volte si sono espresse in un più che dignitoso italiano, sopperendo così la nostra poco conoscenza di altre lingue, sentiamo il desiderio e la necessità di ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutato. Senza loro il nostro viaggio sarebbe stato più difficile, più scomodo, meno interessante e più costoso.

Quindi un grazie a Bojan per come ha organizzato la nostra permanenza a Belgrado in Serbia e per averci fatto conoscere una persona simpatica e colta dalla conversazione piacevole come la nostra guida: il Signor Popovic, al quale va un nostro grazie per averci dato la possibilità di conoscere il punto di vista degli abitanti di questo splendido ed orgoglioso Paese.
Un grazie anche a Leyla per averci aiutato a destreggiarsi in una Istanbul caoticamente in festa; ad Ankara, il giovane iraniano Babek si è rivelato una fonte di informazioni preziose che hanno cambiato in noi l'idea che ci eravamo fatti su questa città.
E' sorridendo al ricordo dei giorni trascorsi a Teheran che ringraziamo Felice, una persona che oltre alla sua professionalità, unisce una generosità d'animo che ce l'ha reso indimenticabile; a Mashad non ci siamo sentiti solo due turisti in cerca di curiosità ma, nonostante il poco tempo trascorso, anche parte di quel mondo sconosciuto che è l'Iran. Questo nella protezione sicura di Jak che con la sua mole ci ha evitato qualsiasi inconveniente avessimo potuto creare, ignoranti quali siamo dei comportamenti sociali di questo luogo Santo.
Senza Ginette e Dima i segreti millenari di Merv e Gonur ci sarebbero ancora sconosciuti, a loro anche un grazie per averci fatto avere un'accoglienza più che amicale dalle persone che abbiamo incontrato nell'attraversare il Turkmenistan.
Non si trovano gli aggettivi adatti a ringraziare una persona come Urshid che ci ha preso per mano alla frontiera in Uzbekistan e per 9 giorni, con il suo fluido italiano e una confidenza da amico di lunga data, ci ha fatto conoscere i vicoli di Bukkara, la storia e le bellezze di Samarcanda, fino a scorazzarci per la vastissima Tasken.
Solo la demenza senile potrà sbiadirne il ricordo; la gentile e carina Irkan ad Almaty, con il suo mostrarsi imbarazzata per l'inglese scolastico e la sicura e gioiosa Rimma che ci ha sorpreso mostrandoci la città, ci hanno reso i 3 giorni trascorsi in Kazakistan meno freddi dell'inverno lì incontrato.
Un grazie anche a David ed Andrei che ad Urumqi ci hanno aiutato a cambiare il nostro programma in Cina, a Elia che a Xi'an ha fatto il possibile e oltre, per metterci in grado di comunicare con i nostri amici e familiari in Italia. Per finire grazie Linda per i tuoi sforzi a parlare italiano rendendo così più facile a noi destreggiarsi per la sorprendente Pechino.
All'amico e tutore Stefano Turrin ancora grazie e a risentirci presto per organizzare il nostro rientro in Italia nella certezza che sarà di nostra totale soddisfazione, lungo, interessante e comodo come fin qui.

martedì 28 dicembre 2010

P E K I N O - B E J I N

...............EST!
Pekino, il punto più ad est del nostro viaggio. Sono passati 40 giorni dalla partenza e le città che abbiamo visitato erano inizialmente, la vecchia Europa, poi l'Asia Religiosa, il nuovo Centro Asiatico dopo l'Unione Sovietica, ora la Sfida al mondo occidentale. 
A Pekino c'è la più vasta foresta di grattacieli che si possa immaginare. La città è nel suo lato più lungo di 170 chilometri per circa 120 e non si finisce di non ammirare la fantasia e la creatività degli architetti e urbanisti che in questi ultimi anni hanno prodotto ieri, ciò che ci si può aspettare venga utilizzato dopo domani. Le forme e i materiali usati sorprendono continuamente, dove volgi lo sguardo vedi quartieri simmetrici di grattacieli che dalla loro condizione attuale, sembrano essere stati edificati la scorsa settimana, tanto sono perfettamente intatti malgrado debbano per forza avere, non anni ma decenni, visto il loro numero. Tutta la città è nelle stesse condizioni non solo nel Centro. Se nelle vaste città dei paesi dell'Asia Centrale il loro aspetto è "grandioso" da sembrare vuoto di persone, poco vissuto, qui invece brulica di vita. Centinaia di migliaia di persone intasano vialoni, sottopassaggi, metropolitana e strade dal traffico intensissimo.
Chi legge, abbia, per noi, pazienza e comprensione. Partiti da una città che, sarebbe più giusto chiamare isoletta con i suoi 50.000 residenti, in cui la vita si svolge in spazi ridotti, tra edifici di 3/4 piani al massimo, senza traffico meccanico ma solo umano, dove peraltro il tempo sembra essersi fermato e rallenta anche quello di coloro che, saltuariamente o solo temporaneamente ne fanno parte. Noi, nella nostra meraviglia siamo dei provincialotti, che, dopo una visita a ciò che riesce ad inventarsi l'uomo moderno, siamo felici di tornare al nostro piccolo mondo fatto di trasporti lenti, nebbie e chiacchiere con amici seduti ai bar all'aperto, immobili e protetti. 
Quando si pensa alla Cina, la prima immagine che viene in mente è la Muraglia. Come tutti i turisti, anche noi abbiamo fatto la visita a questo incredibile Monumento, siamo sopravvissuti alla temperatura artica di quella giornata soltanto salendo numerosissimi gradini verticali di altezza variabile dai 5 ai 45 cm. Una faticaccia! Ma una volta arrivati alla sommità di quel tratto, nel guardardci intorno, ci siamo sentiti appagati e felici di aver intrapreso questa scalata, malgrado il dolore ai muscoli delle gambe che domani patiremo.   
Siamo venuti in Cina anche perchè io dovevo compiere una visita dal motivo personale molto importante. Pertanto, dopo aver trascorso la serata della Vigilia a teatro a vedere uno spettacolo della Scuola di Acrobazia Cinese, con esercizi dall'estetica godibilissima e dalle difficoltà da fermare il battito cardiaco, il giorno di Natale al mattino presto, siamo saliti sulla metropolitane e, dopo tre cambi di linea, siamo arrivati alla stazione ferroviaria di Pekino sud. Per l'organizzazione, tutte le stazioni cinesi, sono degli areoporti internazionali, con controllo documenti, macchine a raggi X per bagagli a mano e persone che ti perquisiscono numerose volte. Questa stazione/areoporto, non è solo nuova, grande, lucida ma da qui parte il treno superveloce per Tienjin, località a 130 chilometri. In questo siluro bianco, seduti in poltrona e serviti di acqua, thè e caffè da giovani hostess, in 30 minuti siamo arrivati a destinazione. Punta di massima velocità, 326 Km orari, nel silenzio e nell'immobilità del mezzo. 
Continuiamo ad essere bambini a bocca aperta nel giardino delle meraviglie, non dimenticando certo che sotto questa "normale" grandiosità ed efficienza, si cela un'asfissiante controllo individuale altrettanto grandioso ed efficiente. In questi giorni non siamo riusciti a comunicare con il mondo occidentale con nessun mezzo, cellulari ed internet bloccati. Se lo vuoi proprio fare devi usare i mezzi telefonici dell'hotel in cui alloggi dove, si sa, c'è sempre un'orecchio che ascolta di che parli e con chi lo stai facendo. Questo, che per noi sarebbe intollerabile, non lo si vede nelle faccie delle persone più giovani. Qui tutti sembrano aderire consapevolmente ad uno svolgimento di vita individualmente limitata. In piazza Tien Ammen abbiamo visto moltitudini di persone guardare estasiati un mega schermo che diffondeva immagini di parate militari oceaniche, il 26 dicembre, giorno del compleanno di Mao. 
Dalla potenza economica che, di tutte le sue sfacettature siamo testimoni, ci vien di pensare che forse i nostri nipoti o pronipoti dovranno necessariamente imparare ad esprimersi in cinese, se vorranno far parte del loro presente. 
Oggi 27/12/2010, con il treno, ci trasferiremo in un altro paese, meno ricco e meno efficiente ma dalla temperatura più godibile. Dai meno 7 di Pekino ai 30 di Hanoi-Vietnam. 
Si va verso sud, salutiamo quindi il Drago e la Fenice, rappresentanti cinesi.
 

                                                         Il nostro viaggio continua....

                                                                                    

X I A N - CINA

 In tutte le città in cui abbiamo sostato, l'albergo si trovava al centro o nelle vicinanze della zona pedonale, dove si poteva comodamente passeggiare tra i bar e i ristoranti o negozi alla moda, senza essere costretti a scansar macchine o bus o a farci rompere i timpani dalle strombazzate degli autisti frenetici. Di solito questi posti, sono frequentati da studenti o persone molto giovani che con i loro vestiti colorati e il loro vociare allegro, ti rendono felice di condividere la stessa atmosfera rilassata.
Anche qui a Xi'An la scelta dell'albergo è stata la più azzeccata. La piazza antistante si trova all'interno della cittadella ed è vastissima con al centro una piattaforma con aiuole che d'estate devono essere splendidamente. Tutta la piazza è circondata da negozi allestiti a festa e da ristoranti alla moda in uno spirito di frettolosa allegria. Ai lati della piazza, due larghe e alte costruzioni del '600, rendono l'ambiente di piacevole contrasto tra il presente funzionale e colorato e il passato dalle forme estetiche di precisa colocazione culturale.
E' come essere entrati in un alveare o in un formicaio. Una moltitudine di persone da confonderti, da perderti. Devi sempre tenere gli occhi  sui dei mega schermi che ti servono per sapere dove ti trovi e da che parte stai spostandoti. Attraversare la strada usando un sottopassaggio e come entrare in un salotto lucido, pulitissimo, illuminato, dove si conversa ci si incontra senza dover scansare le miserie della vita. Tutto sembra nuovo, efficiente, ordinato, pensato e creato per piacere e per dare l'aspetto di un potere economico incredibile, se visto da persone poco informate e solo tramite quotidiani che circolano nel nostro mondo, come noi. 
Milioni di persone vengono a Xi'an per vedere l'incredibile scoperta archeologica fatta solo per caso meno 50 anni fa e già diventata un'enorme business. Hanno fatto alla svelta, senza trascurare nulla che possa in qualche modo ostacolare la mano del turista, nell'entrare nella propria tasca per estrarre il solo scopo di questa sorprendente organizzazione, il denaro. Già 2200 anni fa in Cina si facevano le cose in grande. Una tomba celebrativa in una zona di una decina di chilometri di lato, hanno creato dal nulla due colline alte una cinquantina di metri, della circonferenza di circa 6 chilometri e, sotto  l'unica che a tutt'oggi è stata scavata, si è portato alla luce l'Esercito di terracotta posto a protezione della vera tomba del 1° Imperatore. I sondaggi effettuati confermano che la vera tomba si trova nascosta sotto la seconda collina, oggi ancora da scavare. Vedere la perfezione dell'opera nei suoi particolari riproduttivi di esseri umani, animali, carrozze e armature fa rimanere a bocca spalancata. Il tutto, come dicevo, esaltato da un'organizzazione efficiente fino a non dimenticare la cura e la pulizia delle varie strade di accesso, fatto a mano usando sapone e spazzettoni- Qui la mano d'opera non manca!! Certo che, come diciamo dalle nostre parti "se tanto me da tanto"!!??? che si troverà nella tomba personale dell'Imperatore!! Tutto il mondo è in attesa, e anche questo attendere, farà aumentare il business. Ci sanno proprio fare.
Tornando ai nostri spostamenti, domani ci aspetta un nuovo volo che ci porterà a Bejing-Pechino, La  Grande! e se lo dicono loro sarà veramente Grande.