Personalmente avevo intrapreso questo viaggio, con un pò di disagio per la difficoltà di adattarmi all'ambiente limitato di uno scompartimento di treno. Rita, invece sembrava apprezzare la monotona comodità che si vive nello spostarsi con questo mezzo, se non si esclude la promisquità di odori cui non puoi sottrarti. Il treno però, ci dava la possibilità di fermarci a vedere quei posti dai nomi mitici che hanno, fatto nei millenni, la base della nostra attuale cultura. Istanbul - Teheran . Bukkara - Samarcanda, nomi che evocano carovane nelle sabbie dell'Asia, guidate da persone di caparbia curiosità e di sconfinato spirito di avventura. E' per calpestare le tracce di queste persone che, da Venezia e per tutta l'Asia, avevamo programmato di realizzare un sogno. Per questo avevo accettato di spostarmi nel ristretto spazio di cui si può godere nel viaggiare con questo mezzo. Il nostro percorso si era già sviluppato per almeno 9.000 km e ci stavamo oramai crogiolando nell'idea di esserci riusciti. Quando..... un'incomprensione tra le persone che ci aiutano ad organizzare le nostre tappe e la concomitanza delle Festività Natalizie, hanno interrotto il costante flusso di tutto questo.
Il 18 Dicembre, dopo aver salutato la graziosa Inkar, la nostra referente ad Almaty-Kazakistan, eravamo partiti per raggiungere Urumqi-Cina, un'altra delle tappe, sul sentiero nord, di questo favoloso percorso. La steppa in Kazakistan, bianca delle nevicate dei giorni precedenti, ci circondava sempre uguale, spezzata solo molto raramente dalla presenza di casette di pastori che, con i loro animali, in maggioranza cavalli, affiancavano le rotaie. Superati i monti SHAN, che fanno da barriera a nord-est, il paesaggio cambiava, e il biancore della neve scompariva. Non era nevicato, ma la temperatura era decisamente cambiata, fermandosi decisamente sogtto lo zero di circa 8 - 9 gradi, il tutto avvolto da un fortissimo vento che aumentava la sensazione di gelo e ci faceva conoscere quanto fosse duro e disagevole, vivere da queste parti. Arrivati alla frontiera, ancora in territorio Kazako, il treno si è fermato e abbiamo assistito alla curiosa operazione del cambio delle ruote del convoglio. Con dei martinetti idraulici, piazzati ai 4 angoli di ogni singolo vagone, lo hanno sollevato e, dopo aver tolto il carro di ruote, lo hanno sostituito con un altro ma di larghezza diversa adatto questo, a sistemarsi sulle rotaie cinesi. Il tempo per espletare questa azione sommato al tempo per uscire dal Kazakistan si è rivelato esasperante, 7 ore! Per fortuna che, esperienza insegna, ci eravamo muniti di vivande come riso con delle carne e verdure, frutta, biscotti e, molto importante 2 tazze di plastica con numerose bustine di thè, con le quali farci colazione e scaldarci le ossa. L'arrivo in Cina nella sua ufficialità, ci ha sorpreso non poco. Le guardie di frontiera, distanziate di 10 metri una dall'altra, si erano schierate sull'attenti nel saluto militare. Non sapendo a cosa attribuire tale accoglienza, ci siamo beati che fosse in onore nostro per essere giunti fino a quel lontanissimo luogo sani e contenti.
Siamo quindi arrivati alla stazione di Urumqi, dove ci si doveva fermare un paio di giorni, giusto il tempo di visitare la città e andare a Tarfan, città millenaria ancor oggi integra ed abitata.
Abbiamo invece saputo, che il nostro progetto di percorrere in tutta la Via della Seta, non sarebbe stato più possibile. Una volta scesi dal treno e cacciati dalla stazione, per far posto alle altre centinaia di passeggeri in arrivo, accolti da un gelido vento teso, con una temperatura che sfiorava i meno 7 gradi, non abbiamo trovato nessuno ad aspettarci. Non c'era la guida e nemmeno la macchina con autista che, per tutto il percorso aveva reso comodo lo spostamento nelle città. Siamo rimasati quindi da soli infreddoliti per più di un'ora, fino a che, dopo aver pietito una telefonata con il cellulare di un cinese che si trovava lì per caso siamo riusciti a contattare l'agenzia e farci venire a prendere.
Era successo che il nostro arrivo, lì ad Urumqi, era previsto per il giorno prima e che dovessimo arrivare non alla stazione ferroviaria ma bensì a quella dei bus, distante un'ora di macchina. Vai a capire!!! A noi erano stati consegnati, ad Almaty, biglietti ferroviari e non si poteva pensare che in Cina ci aspettassero imbarcati su un bus. Questo comunque ha creato l'inconveniente che, arrivando il giorno dopo il previsto la visita alla città di Tarfan era stata cancellata dal programma. A creare ulteriore confusione si doveva tener conto che, nell'approssimarsi delle Festività Natalizie milioni di persone libere da impegni, avevano programmato di spostarsi intasando in questo modo tutti i treni previsti in quei giorni e impedendoci di continuare, come speravamo ad usare lo stesso mezzo per concludere l'impresa. Ci siamo perciò dovuti imbarcare su un volo per XI 'AN con tanto di amaro in bocca
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