martedì 28 dicembre 2010

P E K I N O - B E J I N

...............EST!
Pekino, il punto più ad est del nostro viaggio. Sono passati 40 giorni dalla partenza e le città che abbiamo visitato erano inizialmente, la vecchia Europa, poi l'Asia Religiosa, il nuovo Centro Asiatico dopo l'Unione Sovietica, ora la Sfida al mondo occidentale. 
A Pekino c'è la più vasta foresta di grattacieli che si possa immaginare. La città è nel suo lato più lungo di 170 chilometri per circa 120 e non si finisce di non ammirare la fantasia e la creatività degli architetti e urbanisti che in questi ultimi anni hanno prodotto ieri, ciò che ci si può aspettare venga utilizzato dopo domani. Le forme e i materiali usati sorprendono continuamente, dove volgi lo sguardo vedi quartieri simmetrici di grattacieli che dalla loro condizione attuale, sembrano essere stati edificati la scorsa settimana, tanto sono perfettamente intatti malgrado debbano per forza avere, non anni ma decenni, visto il loro numero. Tutta la città è nelle stesse condizioni non solo nel Centro. Se nelle vaste città dei paesi dell'Asia Centrale il loro aspetto è "grandioso" da sembrare vuoto di persone, poco vissuto, qui invece brulica di vita. Centinaia di migliaia di persone intasano vialoni, sottopassaggi, metropolitana e strade dal traffico intensissimo.
Chi legge, abbia, per noi, pazienza e comprensione. Partiti da una città che, sarebbe più giusto chiamare isoletta con i suoi 50.000 residenti, in cui la vita si svolge in spazi ridotti, tra edifici di 3/4 piani al massimo, senza traffico meccanico ma solo umano, dove peraltro il tempo sembra essersi fermato e rallenta anche quello di coloro che, saltuariamente o solo temporaneamente ne fanno parte. Noi, nella nostra meraviglia siamo dei provincialotti, che, dopo una visita a ciò che riesce ad inventarsi l'uomo moderno, siamo felici di tornare al nostro piccolo mondo fatto di trasporti lenti, nebbie e chiacchiere con amici seduti ai bar all'aperto, immobili e protetti. 
Quando si pensa alla Cina, la prima immagine che viene in mente è la Muraglia. Come tutti i turisti, anche noi abbiamo fatto la visita a questo incredibile Monumento, siamo sopravvissuti alla temperatura artica di quella giornata soltanto salendo numerosissimi gradini verticali di altezza variabile dai 5 ai 45 cm. Una faticaccia! Ma una volta arrivati alla sommità di quel tratto, nel guardardci intorno, ci siamo sentiti appagati e felici di aver intrapreso questa scalata, malgrado il dolore ai muscoli delle gambe che domani patiremo.   
Siamo venuti in Cina anche perchè io dovevo compiere una visita dal motivo personale molto importante. Pertanto, dopo aver trascorso la serata della Vigilia a teatro a vedere uno spettacolo della Scuola di Acrobazia Cinese, con esercizi dall'estetica godibilissima e dalle difficoltà da fermare il battito cardiaco, il giorno di Natale al mattino presto, siamo saliti sulla metropolitane e, dopo tre cambi di linea, siamo arrivati alla stazione ferroviaria di Pekino sud. Per l'organizzazione, tutte le stazioni cinesi, sono degli areoporti internazionali, con controllo documenti, macchine a raggi X per bagagli a mano e persone che ti perquisiscono numerose volte. Questa stazione/areoporto, non è solo nuova, grande, lucida ma da qui parte il treno superveloce per Tienjin, località a 130 chilometri. In questo siluro bianco, seduti in poltrona e serviti di acqua, thè e caffè da giovani hostess, in 30 minuti siamo arrivati a destinazione. Punta di massima velocità, 326 Km orari, nel silenzio e nell'immobilità del mezzo. 
Continuiamo ad essere bambini a bocca aperta nel giardino delle meraviglie, non dimenticando certo che sotto questa "normale" grandiosità ed efficienza, si cela un'asfissiante controllo individuale altrettanto grandioso ed efficiente. In questi giorni non siamo riusciti a comunicare con il mondo occidentale con nessun mezzo, cellulari ed internet bloccati. Se lo vuoi proprio fare devi usare i mezzi telefonici dell'hotel in cui alloggi dove, si sa, c'è sempre un'orecchio che ascolta di che parli e con chi lo stai facendo. Questo, che per noi sarebbe intollerabile, non lo si vede nelle faccie delle persone più giovani. Qui tutti sembrano aderire consapevolmente ad uno svolgimento di vita individualmente limitata. In piazza Tien Ammen abbiamo visto moltitudini di persone guardare estasiati un mega schermo che diffondeva immagini di parate militari oceaniche, il 26 dicembre, giorno del compleanno di Mao. 
Dalla potenza economica che, di tutte le sue sfacettature siamo testimoni, ci vien di pensare che forse i nostri nipoti o pronipoti dovranno necessariamente imparare ad esprimersi in cinese, se vorranno far parte del loro presente. 
Oggi 27/12/2010, con il treno, ci trasferiremo in un altro paese, meno ricco e meno efficiente ma dalla temperatura più godibile. Dai meno 7 di Pekino ai 30 di Hanoi-Vietnam. 
Si va verso sud, salutiamo quindi il Drago e la Fenice, rappresentanti cinesi.
 

                                                         Il nostro viaggio continua....

                                                                                    

2 commenti:

  1. Anch'io ho letto a " bocca aperta ". Un racconto pieno di immagini, incredibilmente affascinante. Una meraviglia. E la rabbia sale perchè un viaggio simile, mi chiedo, lo potrò mai fare ? Continuate a raccontarci, noi continuamo a seguirvi mettendo le " bandierine ".
    P.S. Ho contattato la Licia Colò per proporVi come " viaggiatori dell'anno " ;-) .
    Vi abbraccio forte forte. GRANDIIIIIIIIII !
    ( Altro P.S. : E' previsto un passaggio al paese delle donne " Moso " ? Società matriarcale, credo unica rimasta al mondo ?

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  2. Per chi legge e commenta :
    Il paese delle donne è quello del popolo Moso, un piccolo fazzoletto di terra cinese ai piedi dell'Himalaya. a sud-ovest della Cina. Un'etnia di 30.000 abitanti figli di una civiltà fondata sul matricato. I Moso non conoscono né padri né mariti e, anzi, non possiedono nemmeno le parole per designarli, vivono l'amore con grande libertà e i loro legami si formano e si sciolgono senza costrizioni sociali. In questa zona franca tagliata dal mondo, la donna svolge un ruolo di primissimo piano e autorità. Tutto nel rispetto e nell'armonia della convivenza.

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