martedì 28 dicembre 2010

P E K I N O - B E J I N

...............EST!
Pekino, il punto più ad est del nostro viaggio. Sono passati 40 giorni dalla partenza e le città che abbiamo visitato erano inizialmente, la vecchia Europa, poi l'Asia Religiosa, il nuovo Centro Asiatico dopo l'Unione Sovietica, ora la Sfida al mondo occidentale. 
A Pekino c'è la più vasta foresta di grattacieli che si possa immaginare. La città è nel suo lato più lungo di 170 chilometri per circa 120 e non si finisce di non ammirare la fantasia e la creatività degli architetti e urbanisti che in questi ultimi anni hanno prodotto ieri, ciò che ci si può aspettare venga utilizzato dopo domani. Le forme e i materiali usati sorprendono continuamente, dove volgi lo sguardo vedi quartieri simmetrici di grattacieli che dalla loro condizione attuale, sembrano essere stati edificati la scorsa settimana, tanto sono perfettamente intatti malgrado debbano per forza avere, non anni ma decenni, visto il loro numero. Tutta la città è nelle stesse condizioni non solo nel Centro. Se nelle vaste città dei paesi dell'Asia Centrale il loro aspetto è "grandioso" da sembrare vuoto di persone, poco vissuto, qui invece brulica di vita. Centinaia di migliaia di persone intasano vialoni, sottopassaggi, metropolitana e strade dal traffico intensissimo.
Chi legge, abbia, per noi, pazienza e comprensione. Partiti da una città che, sarebbe più giusto chiamare isoletta con i suoi 50.000 residenti, in cui la vita si svolge in spazi ridotti, tra edifici di 3/4 piani al massimo, senza traffico meccanico ma solo umano, dove peraltro il tempo sembra essersi fermato e rallenta anche quello di coloro che, saltuariamente o solo temporaneamente ne fanno parte. Noi, nella nostra meraviglia siamo dei provincialotti, che, dopo una visita a ciò che riesce ad inventarsi l'uomo moderno, siamo felici di tornare al nostro piccolo mondo fatto di trasporti lenti, nebbie e chiacchiere con amici seduti ai bar all'aperto, immobili e protetti. 
Quando si pensa alla Cina, la prima immagine che viene in mente è la Muraglia. Come tutti i turisti, anche noi abbiamo fatto la visita a questo incredibile Monumento, siamo sopravvissuti alla temperatura artica di quella giornata soltanto salendo numerosissimi gradini verticali di altezza variabile dai 5 ai 45 cm. Una faticaccia! Ma una volta arrivati alla sommità di quel tratto, nel guardardci intorno, ci siamo sentiti appagati e felici di aver intrapreso questa scalata, malgrado il dolore ai muscoli delle gambe che domani patiremo.   
Siamo venuti in Cina anche perchè io dovevo compiere una visita dal motivo personale molto importante. Pertanto, dopo aver trascorso la serata della Vigilia a teatro a vedere uno spettacolo della Scuola di Acrobazia Cinese, con esercizi dall'estetica godibilissima e dalle difficoltà da fermare il battito cardiaco, il giorno di Natale al mattino presto, siamo saliti sulla metropolitane e, dopo tre cambi di linea, siamo arrivati alla stazione ferroviaria di Pekino sud. Per l'organizzazione, tutte le stazioni cinesi, sono degli areoporti internazionali, con controllo documenti, macchine a raggi X per bagagli a mano e persone che ti perquisiscono numerose volte. Questa stazione/areoporto, non è solo nuova, grande, lucida ma da qui parte il treno superveloce per Tienjin, località a 130 chilometri. In questo siluro bianco, seduti in poltrona e serviti di acqua, thè e caffè da giovani hostess, in 30 minuti siamo arrivati a destinazione. Punta di massima velocità, 326 Km orari, nel silenzio e nell'immobilità del mezzo. 
Continuiamo ad essere bambini a bocca aperta nel giardino delle meraviglie, non dimenticando certo che sotto questa "normale" grandiosità ed efficienza, si cela un'asfissiante controllo individuale altrettanto grandioso ed efficiente. In questi giorni non siamo riusciti a comunicare con il mondo occidentale con nessun mezzo, cellulari ed internet bloccati. Se lo vuoi proprio fare devi usare i mezzi telefonici dell'hotel in cui alloggi dove, si sa, c'è sempre un'orecchio che ascolta di che parli e con chi lo stai facendo. Questo, che per noi sarebbe intollerabile, non lo si vede nelle faccie delle persone più giovani. Qui tutti sembrano aderire consapevolmente ad uno svolgimento di vita individualmente limitata. In piazza Tien Ammen abbiamo visto moltitudini di persone guardare estasiati un mega schermo che diffondeva immagini di parate militari oceaniche, il 26 dicembre, giorno del compleanno di Mao. 
Dalla potenza economica che, di tutte le sue sfacettature siamo testimoni, ci vien di pensare che forse i nostri nipoti o pronipoti dovranno necessariamente imparare ad esprimersi in cinese, se vorranno far parte del loro presente. 
Oggi 27/12/2010, con il treno, ci trasferiremo in un altro paese, meno ricco e meno efficiente ma dalla temperatura più godibile. Dai meno 7 di Pekino ai 30 di Hanoi-Vietnam. 
Si va verso sud, salutiamo quindi il Drago e la Fenice, rappresentanti cinesi.
 

                                                         Il nostro viaggio continua....

                                                                                    

X I A N - CINA

 In tutte le città in cui abbiamo sostato, l'albergo si trovava al centro o nelle vicinanze della zona pedonale, dove si poteva comodamente passeggiare tra i bar e i ristoranti o negozi alla moda, senza essere costretti a scansar macchine o bus o a farci rompere i timpani dalle strombazzate degli autisti frenetici. Di solito questi posti, sono frequentati da studenti o persone molto giovani che con i loro vestiti colorati e il loro vociare allegro, ti rendono felice di condividere la stessa atmosfera rilassata.
Anche qui a Xi'An la scelta dell'albergo è stata la più azzeccata. La piazza antistante si trova all'interno della cittadella ed è vastissima con al centro una piattaforma con aiuole che d'estate devono essere splendidamente. Tutta la piazza è circondata da negozi allestiti a festa e da ristoranti alla moda in uno spirito di frettolosa allegria. Ai lati della piazza, due larghe e alte costruzioni del '600, rendono l'ambiente di piacevole contrasto tra il presente funzionale e colorato e il passato dalle forme estetiche di precisa colocazione culturale.
E' come essere entrati in un alveare o in un formicaio. Una moltitudine di persone da confonderti, da perderti. Devi sempre tenere gli occhi  sui dei mega schermi che ti servono per sapere dove ti trovi e da che parte stai spostandoti. Attraversare la strada usando un sottopassaggio e come entrare in un salotto lucido, pulitissimo, illuminato, dove si conversa ci si incontra senza dover scansare le miserie della vita. Tutto sembra nuovo, efficiente, ordinato, pensato e creato per piacere e per dare l'aspetto di un potere economico incredibile, se visto da persone poco informate e solo tramite quotidiani che circolano nel nostro mondo, come noi. 
Milioni di persone vengono a Xi'an per vedere l'incredibile scoperta archeologica fatta solo per caso meno 50 anni fa e già diventata un'enorme business. Hanno fatto alla svelta, senza trascurare nulla che possa in qualche modo ostacolare la mano del turista, nell'entrare nella propria tasca per estrarre il solo scopo di questa sorprendente organizzazione, il denaro. Già 2200 anni fa in Cina si facevano le cose in grande. Una tomba celebrativa in una zona di una decina di chilometri di lato, hanno creato dal nulla due colline alte una cinquantina di metri, della circonferenza di circa 6 chilometri e, sotto  l'unica che a tutt'oggi è stata scavata, si è portato alla luce l'Esercito di terracotta posto a protezione della vera tomba del 1° Imperatore. I sondaggi effettuati confermano che la vera tomba si trova nascosta sotto la seconda collina, oggi ancora da scavare. Vedere la perfezione dell'opera nei suoi particolari riproduttivi di esseri umani, animali, carrozze e armature fa rimanere a bocca spalancata. Il tutto, come dicevo, esaltato da un'organizzazione efficiente fino a non dimenticare la cura e la pulizia delle varie strade di accesso, fatto a mano usando sapone e spazzettoni- Qui la mano d'opera non manca!! Certo che, come diciamo dalle nostre parti "se tanto me da tanto"!!??? che si troverà nella tomba personale dell'Imperatore!! Tutto il mondo è in attesa, e anche questo attendere, farà aumentare il business. Ci sanno proprio fare.
Tornando ai nostri spostamenti, domani ci aspetta un nuovo volo che ci porterà a Bejing-Pechino, La  Grande! e se lo dicono loro sarà veramente Grande.                

Da ALMATY - Kazakistan ad URUMQI - Cina

Personalmente avevo intrapreso questo viaggio, con un pò di disagio per la difficoltà di adattarmi all'ambiente limitato di uno scompartimento di treno. Rita, invece sembrava apprezzare la monotona comodità che si vive nello spostarsi con questo mezzo, se non si esclude la promisquità di odori cui non puoi sottrarti. Il treno però, ci dava la possibilità di fermarci a vedere quei posti dai nomi mitici che hanno, fatto nei millenni, la base della nostra attuale cultura. Istanbul - Teheran . Bukkara - Samarcanda, nomi che evocano carovane nelle sabbie dell'Asia, guidate da persone di caparbia curiosità e di sconfinato spirito di avventura. E' per calpestare le tracce di queste persone che, da Venezia e per tutta l'Asia, avevamo programmato di realizzare un sogno. Per questo avevo accettato di spostarmi nel ristretto spazio di cui si può godere nel viaggiare con questo mezzo. Il nostro percorso si era già sviluppato per almeno 9.000 km e ci stavamo oramai crogiolando nell'idea di esserci riusciti. Quando..... un'incomprensione tra le persone che ci aiutano ad organizzare le nostre tappe e la concomitanza delle Festività Natalizie, hanno interrotto il costante flusso di tutto questo.
Il 18 Dicembre, dopo aver salutato la graziosa Inkar, la nostra referente ad Almaty-Kazakistan, eravamo partiti per raggiungere Urumqi-Cina, un'altra delle tappe, sul sentiero nord, di questo favoloso percorso. La steppa in Kazakistan, bianca delle nevicate dei giorni precedenti, ci circondava sempre uguale, spezzata solo molto raramente dalla presenza di casette di pastori che, con i loro animali, in maggioranza cavalli, affiancavano le rotaie. Superati i monti SHAN, che fanno da barriera a nord-est, il paesaggio cambiava, e il biancore della neve scompariva. Non era nevicato, ma la temperatura era decisamente cambiata, fermandosi decisamente sogtto lo zero di circa 8 - 9 gradi, il tutto avvolto da un fortissimo vento che aumentava la sensazione di gelo e ci faceva conoscere  quanto fosse duro e disagevole, vivere da queste parti. Arrivati alla frontiera, ancora in territorio Kazako, il treno si è fermato e abbiamo assistito alla curiosa operazione del cambio delle ruote del convoglio. Con dei martinetti idraulici, piazzati ai 4 angoli di ogni singolo vagone, lo hanno sollevato e, dopo aver tolto il carro di ruote, lo hanno sostituito con un altro ma di larghezza diversa adatto questo, a sistemarsi sulle rotaie cinesi. Il tempo per espletare questa azione sommato al tempo per uscire dal Kazakistan si è rivelato esasperante, 7 ore! Per fortuna che, esperienza insegna, ci eravamo muniti di vivande come riso con delle carne e verdure, frutta, biscotti e, molto importante 2 tazze di plastica con numerose bustine di thè, con le quali farci colazione e scaldarci le ossa. L'arrivo in Cina nella sua ufficialità, ci ha sorpreso non poco. Le guardie di frontiera, distanziate di 10 metri una dall'altra, si erano schierate sull'attenti nel saluto militare. Non sapendo a cosa attribuire tale accoglienza, ci siamo beati che fosse in onore nostro per essere giunti fino a quel lontanissimo luogo sani e contenti.
Siamo quindi arrivati alla stazione di Urumqi, dove ci si doveva fermare un paio di giorni, giusto il tempo di visitare la città e andare a Tarfan, città millenaria ancor oggi integra ed abitata.
Abbiamo invece saputo, che il nostro progetto di percorrere in tutta la Via della Seta, non sarebbe stato più possibile. Una volta scesi dal treno e cacciati dalla stazione, per far posto alle altre centinaia di passeggeri in arrivo, accolti da un gelido vento teso, con una temperatura che sfiorava i meno 7 gradi, non abbiamo trovato nessuno ad aspettarci. Non c'era la guida e nemmeno la macchina con autista che, per tutto il percorso aveva reso comodo lo spostamento nelle città. Siamo rimasati quindi da soli infreddoliti per più di un'ora, fino a che, dopo aver pietito una telefonata con il cellulare di un cinese che si trovava lì per caso siamo riusciti a contattare l'agenzia e farci venire a prendere.
Era successo che il nostro arrivo, lì ad Urumqi, era previsto per il giorno prima e che dovessimo arrivare non alla stazione ferroviaria ma bensì a quella dei bus, distante un'ora di macchina. Vai a capire!!! A noi  erano stati consegnati, ad Almaty, biglietti ferroviari e non si poteva pensare che in Cina ci aspettassero imbarcati su un bus. Questo comunque ha creato l'inconveniente che, arrivando il giorno dopo il previsto la visita alla città di Tarfan era stata cancellata dal programma. A creare ulteriore confusione si doveva tener conto che, nell'approssimarsi delle Festività Natalizie milioni di persone libere da impegni, avevano programmato di spostarsi intasando in questo modo tutti i treni previsti in quei giorni e impedendoci di continuare, come speravamo ad usare lo stesso mezzo per concludere l'impresa. Ci siamo perciò dovuti imbarcare su un volo per XI 'AN con tanto di amaro in bocca                

martedì 14 dicembre 2010

TASHKENT - UZBEKISTAN

L'animale che rappresenta TASHKENT è la Cicogna, con cui ti puoi imbattere facilmente passeggiando per le strade della città vecchia. Il piatto tradizionale invece, qui è Lag'man, piatto composto da carne di manzo con spaghettoni e verdure cotte, il tutto per metà coperto da un brodo di pomodoro al quale aggiungere della salsa di soia. Semplice Saporito Nutriente
            .......Assalanm Alleykum......
Siamo nella capitale commerciale dell'Uzbekistan e la prima considerazione che ci viene alla mente è, che Tashkent non faccia parte di questo paese al centro dell'Asia. I suoi palazzoni adibiti a Ipermercati, gli enormi Mac Donald's, gli alberghi a esagerate stelle, potrebbero essere trapiantati tranquillamente in una qualsiasi capitale europea.
Il 25 aprile del 1966, un terribile terremoto distrusse almeno i 2/3 della città che ospitava un 1 milione e mezzo di persone. Ora, a quasi 50 di distanza possiamo testimoniare che gli architetti e gli urbanisti che hanno ideato e costruito la nuova Tashkent, avevano guardato nel lontanissimo futuro.
Oggi a Tashkent vivono quasi 3 milioni di Uzbeki e la città è in attesa degli altri, almeno 2 milioni di futuri residenti per riempirsi di vivacità e colore. La maggior parte degli abitanti non raggiunge i 30 anni di età e le 32 università presenti rendono questo luogo la culla dell'Asia del futuro. Ci sono viali lunghi chilometri a 4 corsie per senso di marcia, divise da 2 linee di binari per il passaggio del tram e dove i marciapiedi sono larghi almeno quelli di Manhattan. La Metro ti sorprende per la modernità mescolata alla tradizione archeologica e culturale del Paese, con soffitti a cassettone e file di lampadari da fare inviadia ad una showroom di Murano.
Quel terremoto distrusse anche la metà delle abitazioni della città vecchia con i suoi Minareti, Moschee e Madrasse, così che adesso, una via trafficata separa il quartiere vecchio ricostruito in stile modernissimo dall'altra metà che invece si miracolosamente salvata ed è stato solo ristrutturata, permettendoci di fare una passeggiata tra i vicoli labirinto di un centro commerciale millenario. A Tashkent ci sono moltissimi e vastissimi parchi, curatissimi dove è possibile passeggiare in tutta tranquillità e nell'assoluto silenzio da dimenticare il rumore continuo del traffico. E' una città pulitissima dove, nemmeno per caso ti può cadere l'occhio su un pezzo di carta o una bottiglia di plastica abbandonata. Sinteticamente si può dire che Tashkent sta vivendo la sua adolescenza.

                               ......Assalanm Alleykum......
le palme delle mani appoggiate sul torace, un doppio abbraccio che non vuol essere un finto baciarsi, ma solo far combaciare i cuori fra di loro!
                               ......Felice di Vederti..........
a nostro parere nulla di più semplicemente sincero.               

""" SAMARCANDA """""

                                                 Oggi 09/12/2010......................finalmente SAMARCANDA!!!
Un nome che ha il potere di far pensare al favoloso mondo de "Le Mille e Una Notte", agli incontri di viandanti camellati sui sentieri dell'Asia al profumo di zafferano e 100 altri tipi di spezie che colorano piazze e strade frequentate da persone con turbante, grande barba e lo sguardo duro e deciso.
Mitico nome SAMARCANDA il centro dell'Asia, dove la Via dei Coralli dall'India si intrecciava con la Via della Seta dalla Cina. Dove non solo le Vie s'incontrano, ma dove anche le culture più diverse si mescolano in un unicum umano affamato di conoscenza. Sono passati millenni da questa rappresentazione favolosa e favolistica, ma, mettere piede in questa città, riempie la nostra testa di aspettative che inevitabilmente rimarranno insoddisfatte. La visione della Samarcanda delle carovane di cammellieri rimane il sogno, oggi Samarcanda è una città moderna con vialoni fra le case per la maggioranza unifamigliari, per cui le strade che l'attraversano sembrano essere costantemente vuote. Sulle rovine delle sue antiche mura è nato un vastissimo cimitero, ma la tomba più rappresentativa della società di Samarcanda è quella di Daniele. Profeta di 3 Religioni che qui ha una tomba di ben 18 metri. Dicono gli uni che, è perchè si credeva che le ossa continuassero a crescere anche dopo la morte, diconi gli altri, per non far trovare troppo facilmente le ossa del Santo ai tombaroli. Vai a credere!!
Se Bukkara è rappresentata dalla Fenice e la sua sorpresa è il pane di pasta sfoglia qui, l'animale che interpreta la filosofia di vita degli abitanti è la Tigre. Non quella mngiatrice di uomini, ma questa che porta in groppa il Sole dal volto umano della Conoscenza e che, per merito di questa, può convivere con la Gazzella bianca. Il piatto della città è il PLOV. Il Plov è semplicemente un piatto di riso pilaff con zafferano, carne tenerissima, verdure cotte indispensabile la carota gialla. Semplice, nutriente dal profumo e gusto favolosi. Urshid, per chi non lo sa, la nostra guida per tutto l'Uzbekistan, appena arrivati, ci ha omaggiati di un pranzo a base di Plov in una "trattoria" sotto una pergola di piante rampicanti, in compagnia di altre due ragazze da lui conosciute in treno. Compagnia internazionale, tre di Samarcanda, lui e i tassisti, due italiani, noi e le due ragazze, una di Tashkent, città che visiteremo nei prossimi giorni e una coreana sua compagna di studi in Giappone che parlava russo. Proprio come succedeva nei tempi lontani! Urshid è una costante sorpresa! Il giro turistico del dopo pranzo, si è trasformato in un generale pisolo per la quantità di Plov introitato e per il brindisi di Benvenuto che Urshid ci ha dedicato, a base di WODKA, alle 2 del pomeriggio! Siamo comunque andati all'Osservatorio per conoscere lo scienziato di Samarcanda più noto in tutti i tempi, nonchè nipote di Tamerlano. Ma ne la guida ne noi eravamo in grado di reggere la conversazione su argomenti che non fossero più banalmente quelli del riposo fisico e di lasciare il nostro fegato fare il resto.
Il giorno dopo......REGISTAN! Per giungere alla piazza più importante di Samarcanda abbiamo percorso la zona pedonale lunga 700/800 metri che, dal Mausoleo di Bibi Kanom, favoloso monumento all'amore fatto erigere dalla prima moglie di Tamerlano per il marito, porta fino al Registan o "territorio sabbioso" dove, dopo la distruzione della città da parte dei Mongoli di Gengis Kan, fu deciso di costruire il centro della nuova.
Sono tre Madrasse, che lasciano uno spazio al centro abbastanza largo da farti godere, a 180°, il gusto, la maestria e l'attenzione ai particolari Religiosi dei costruttori che nel 1400/1600, diedero vita a questo salotto piastrellato di ceramica multicolore.
Nella nostra visione di Piazza San Marco, di notte, illuminata dai rifletori che, con i giochi luce/ombra, la fanno collocare più a Oriente di quello che in realtà fisicamente sia, vediamo la sorellanza di questi due luoghi. Non nelle ceramiche ma nel raffinatissimo stile cui Venezia si è fatta traduttrice in Occidente e da cui, ancora oggi, trae sorpresa e meraviglia negli sguardi dei suoi visitatori.
Samarcanda, da incrocio a meta. Moltissime persone come noi, vengono o attraversano questi Paesi, non sempre facili, solo per potersi, almeno per un giorno immergersi nella favola. Tutte le favole finiscono.
Il nostro viaggio continua verso Est. Domani partiremo di nuovo per raggiungere Tashkent e vedere ciò che resta di un altro Incrocio sulla Via della Seta.   
       
          

lunedì 13 dicembre 2010

BUKKARA - UZBEKISTAN

Un amico che ci segue leggendo questo blog, ci ha suggerito di datare i nostri spostamenti rendendo così, questo resoconto più simile a un giornale di bordo.
OK!  chiediamo a coloro che hanno avuto la pazienza di seguirci fin qui, di essere indulgenti. Questo blog/racconto è nato da un'idea poco credibile a noi stessi, vista la nostra poca abitudine alla scrittura.
Ora, dopo un mese di viaggio, questa cosa è diventata più seriosa e importante non solo a noi, se ora ci arrivano questi suggerimenti. Che cosa dobbiamo aspettarci in futuro? di usare aggettivi meno pomposi? concetti più sintetici? ortografia più corretta?. Abbiate pietà.....accontentatevi di quanto siamo in grado di fare.
Siamo arivati dalla "terra di nessuno" al confine tra il Turkmenistan e l'Uzbekistan, con 1 ora di anticipo sull'arrivo previsto dal programma che ci assiste nei nostri spostamenti fin da Venezia e attraverso l'Asia.
Da quando abbiamo lasciato Venezia siamo costantemente in compagnia di persone le quali hanno il compito di, venirci a prendere alle varie stazioni, farci da guida nelle città scorazzandoci con la macchina, con autista, fino a farci salire su un altro treno o passare il confino, dove poi saremo presi in carico da un altro angelo custode, il quale ci farà proseguire fino alla prossima tappa.

Oggi 07/12/2010 siamo arrivati a BUKKARA.
Come già detto, siamo rimasti un'ora al confine in "balia" di personaggi dallo sguardo poco raccomandabile, contrabbandieri, cambia valute e tassisti abusivi. Tutti vestivano vista l'usanza, cappottoni di velluto pesante lunghi fino ai piedi. IL CHAPAN. Nell'ora passata con costoro, abbiamo scoperto che il loro sguardo "poco raccomandabile", era solo un atteggiamento che nascondeva gentilezza e disponibilità ad aiutarci nel rintracciare notizie del mezzo che avrebbe dovuto aspettarci in quel luogo, per percorrere poi, i 100 Km che ci separavano da Bukkara.
Prima ancora di essere arrivati all'Hotel previsto per la nostra permanenza in questa città, la guida ci faceva la 1° sorpresa. Fermava la macchina per acquistare il "miglior pane di Bukkara". Tutto vero! Non si trattava di pane di pasta, ma bensì di pasta sfoglia, calda e profumata tanto da sembrare un dolce.
La 2° sorpresa l'abbiamo avuta nell'arrivare all'albergo. Nel quartiere vecchio arabo, stradine con case basse con portoni intarsiati, il nostro "rifugio" è un gioiellino tutto legno, stucchi, nicchie con oggetti tradizionali in piccoli ambienti ben conservati. Visto il nostro arrivo fuori stagione, il personale è a nostra completa disposizione, pronto a soddisfare ogni nostra richiesta. Durante la cena che l'Organizzazione ci ha offerto come benvenuto, la guida ci faceva notare che la stanza in cui ci trovavamo faceva parte di una casa privata in uso già dal 18° secolo. Vedere la foto!
La cosa, per noi più straordinaria che questo paese ci offre, è l'incredibile convivenza in atto trale più di 100 etnie o nazioni  che hanno culture e tradizioni, per non parlare di lingue e religioni, diverse tra loro.
Non è difficile, ci spiega Hurshid la nostra guida piena di sorprese, che 2 persone che si incontrano per strada, inizino a conversare tra loro in Uzbeko inserendo qualche concetto in Russo per poi finire usando il Tagiko. 3 lingue in uso continuo e sovrapposto tra loro per la comprensione di tutti. Alla faccia dell'intolleranza razziale!
A Bukkara ci sono luoghi, come la piazza vicina all'Hotel, in cui, divise da una vasca con i cigni che vi nuotano, ci sono una Moschea e un Madrassa visite da tutti, Islamici o meno, con autentico rispetto e che questo rispetto sia, da tutti, usato nell'entrare nelle Chiese Greco-Ortodosse, Cristiane o nelle Sinagoghe che a decine sono state erette qui da secoli.
Una popolazione così composta da tanti gruppi etnici e che vive un laicismo sociale, dovrebbe essere d'esempio per tutti.
Vi abbiamo già accennato alla nostra sorprendente guida, ebbene, è un 30enne alto, di bella presenza, capello lungo, tratti somatici per nulla uzbeki, cioè niente occhi allungati o gambe corte e zigomi pronunciati, una faccia più medio-orientale che asiatica. Questa persona ha atteggiamenti di raffinata educazione, una conversazione piacevole e intelligente e parla l'italiano in maniera eccellente con qualche accenno dialettale, sommando a tutto ciò una "Erre Moscia"! e non è mai uscito dall'Uzbekistan. Come ci spiega poi, qui nel suo paese, si studia l'italiano fin già dalle scuole superiori, cioè a 15 anni. Esattamente come da noi! Vi ricordate le 3 "I" di ventennale promessa?
La città di Bukkara la si gusta e comprende più facilmente se ci si inoltra nel Bazar dei gioielli e dei tappeti. Nel 1° il vociare femminile delle contrattazioni è musica per le orecchie. Nel 2°, dopo averti invitato a sedere su un sofà e atteso, poi, che tu possa assaporare un the con delle erbe profumate, ti dicono che nel nostro viaggio abbiamo già potuto vedere il massimo della qualità di tappeti, i Persiani, ma che anche qui a Bukkara, non sono da meno. Beata onestà professionale!
Sono così passati 3 giorni e domani mattina alle 7,00, sempre accompagnati da Hurshid, saliremo su un treno che in 3 ore ci porterà a SAMARCANDA, e non abbiamo assolutamente un appuntamento!                    

venerdì 10 dicembre 2010

MARY-TURKMENISTAN

......lasciatemi cantare perchè ne sono fiero, sono.....

Sorpresa nella sorpresa, in una specie di ristorante-balera, a Mary-Turkmenistan, la gente del posto, avvisata della nostra presenza dalla guida, ci ha accolto facendo cerchio e battendo le mani ci ha simpaticamente obbligato a ballare nel mezzo.
Era sabtao sera e il ristorante si trasformava in balera, accogliendo giovani e meno, che, tutti in tiro cercavano di concludere divertendosi un'altra settimana di lavoro.
I ragazzi che, come in tutto il resto del mondo, si davano da fare a farsi notare ballando fra loro e sbracciandosi esageratamente, sarebbero poi, finiti per chiedersi come mai la stanza girasse così vorticosamente. Le ragazze invece, quelle più giovani, erano vestite in modo conformiste, jeans a vita bassa, scarpe con tacco alto e trucco abbondante come il loro fondo schiena. Le meno giovani erano bardate in abiti lunghi fino ai piedi di foggia che avrebbe fatto più bella figura a far da ornamento ad una finestra. La ciccia femminile non faceva certo da freno all'entusiasmo che animava il loro modo di seguire la musica.
Come serata di inizio vistita in Turkmenistan, dire sorprendente è parecchio riduttivo!
C'eravamo fermati a Mary, dopo 7 ore di macchina e formalità alla frontiera, perchè questa è la città da cui si può andare a visitare 2 splendidi siti archeologici.
MERV, a 30 km di distanza, mostra delle cinta murarie ancora erette e maestose, risalenti almeno a 3000 anni prima di Cristo.
Per arrivare a GONUR abbiamo dovuto, con entusiasmo percorrere un bel pezzo di sentiero tra le sabbie del deserto del KARAKUN. Vero ed esteso deserto che copre il 90% del territorio nazionale e nel quale si incontrano continuamente, mandrie di dromedari. A GONUR gli scavi sono vastissimi e mentre si gira tra le fondamenta di questa antica ed enorme città, ci si accorge di calpestare migliaia di piccoli pezzi di ceramica.
Tutto intorno si possono vedere centinaia di giare di dimensioni diverse che, qualcuna rotta, altre meno, affiorano nel terreno appena delimitato degli scavi. Km quadrati di reperti a portata di mano, senza tombaroli, così dicono!!! Gli archeologi che vi lavorano hanno datato questo posto, come risalente all'età del FUOCO, cioè in attività almeno 10.000 anni fa. Roba da sentirci piccoli piccoli davanti a tanta Storia.
Al ritorno, il tramonto nel deserto prende un colore giallo ocra dorato,
 nel polverone di sabbia alzato dalle mandrie di dromedari.
  
    

giovedì 9 dicembre 2010

Mashad la Santa

    
     Con mezz'ora di ritardo, cosa mai finora successa, siamo partiti da Teheran con meta Mashad.

La città Santa, il secondo luogo sacro per i musulmani dopo La Mecca. Tutto a Mashad si svolge in funzione della religione. L'Haram, un'enorme luogo di preghiera è in continua espansione. Costituito su un vastissimo terreno sotto il quale si intrecciano 3 quadrifogli di strade traficcatissime. Qui arrivano milioni di Pellegrini per chiedere all'8vo Imam, REZA, di intercedere presso Allah al fine di risolvere i loro problemi di salute, cuore e finanza. Una specie di Vaticano con annessa Lourdes e San Gennaro. La guida a questo Tempio, ci faceva notare che, non più tardi di un mese prima, a una non vedente, dopo la preghiera, era stato concesso di vedere di nuovo.
Qui le donne vestono tutte rigorosamente di nero, una interminabile processione di suore!
Le cupole costruite con mattoni d'oro, i minareti piastrellati di ceramiche blu e verdi a disegni geometrici di significato anch'esso religioso, le piazze adibite alla preghiera vaste tanto da poter ospitare almeno 2 campi da calcio e le persone che, con passionale partecipazione, pregano, pregano piangendo offrendo a milioni offerte in denaro infilandolo tra le grate delle tombe presenti.
Questo è il centro vitale di Mashad, ma quello che abbiamo vissuto una mattina, ha per noi dell'incredibile!
Alla sveglia, Jack, nome di comodo per la nostra guida in questa città, ci dice che la colazione la faremo più tardi. OK! saliamo in macchina e dopo circa un'ora ci fermiamo. L'autista e lui stendono un tappeto e una tovaglia per terra e, lì tra le rovine di un antico caravanserraglio, facciamo colazione con pane caldo, yogurt fresco, pomodoro, frutta fresca e secca, con tè nero fumante. Chi erano i POLO?!!!
Dopo la visita Nayshabur, alla tomba del poeta, astronomo, matematico e viveur Omar Kayyan, Jack ci ha invitati a cena a casa di un amico con altre persone, facendoci sentire partecipi di un mondo con usanze strane per noi, come mangiare un'ottima cena tutti seduti a terra su tappeti, scambiandoci informazioni tra mondi distanti ma con identiche aspettative.          

Teheran

C'eravamo lasciati che, distrutti e "poco profumati" stavamo dormendo. Avevamo chiuso gli occhi alle 02,00 di Domenica che, dopo sole 5 ore abbiamo dovuto lasciare quella comoda posizione orrizzontale che ci aveva fatto assumere un involontario sorriso deliziato. Una doccia, colazione e ... visita alla citta'.
Si, lo so' gia' i commenti. "ma non hanno 7 mesi da riempire, perche' correre?" Avevamo prenotato questa visita pensando di non arrivarci in queste condizioni. Ma tant'e'.
Palazzo Golestan con i suoi mosaici a specchio e' un vero colpo d'occhio. Sorprendente! Saloni con pareti e soffitto ricoperi di triangolini di specchio, un numero spropositato, all'interno di un disegno di stucco bianco. Il tutto illuminato da lampadari di Murano con tante braccia da far invidia a tutta la famiglia della Dea Kali. Pavimento di formelle di ceramica con disegni floreali. Insomma, un'esagerazione di luce stroboscopica! Per ridimensionare tutto questo abuso di luce, visita al Bazar. Luogo grigio e, credo, non manutentato da sempre, cadente, in cui nelle numerosissime botteghe sono in vendita oggetti di uso comune per i soli residenti dal momento che, cianfrusaglie e ricordini per turisti, rimarrebbero in vetrina per chissa' quanto tempo per mancanza di acquirenti.
Tutto cio' premesso..., come direbbe una mia amica, il motivo che da solo vale tutto il viaggio fin qui, e' il rapporto che si instaura immediatamente con le persone incontrate per caso per strada. Sembra che incontrandoci, tutti i loro doveri perdano di importanza. Se sono in banca per portare a termine un'operazione, ti chiedono "da dove vieni, perche' sei qui, dove vai? ", a questo punto, lasciano tutto e, devono accompagnarti fin dove devi andare oppure se il luogo e' troppo lontano, ti consegnano ad un'altro passante che, sul serio, sara' felice di sostituirsi al primo,  anche lui improvvisamente dimentico delle sue incombenze. Alla faccia del colore dominante, il NERO, le loro faccie sono costantemente aperte al sorriso.

Qui abbiamo avuto l'opportunita' di conoscere Felice, la nostra guida. Nome italiano, cambiato in coda al cambiamento di religione, il quale sembra essere veramente una persona Felice. In passato ha trascorso 15 anni in Italia per studiare medicina per poi trasferisi negli USA per completare il corso di studio. Ora, per gli strani avvenimenti della vita, fa l'accompagnatore di coppie o di piccoli gruppi in visita qui a Teheran. Per lui sembra non ci sia niente di meglio che parlare della storia del suo paese con persone che gli permettano di parlare l'Italiano. Felicemente Felice!

Trasferimento da Ankara a Teheran

Partiti alle 10,25 di GIOVEDI', siamo arrivati a Teheran alle 01,30 di DOMENICA!   63 ORE!!!!

Ci sono amanti dei  viaggi in treno, ma per noi questa e' stata la più lunga esperienza da sempre. Lo sappiamo che in questo viaggio non sara' ne' la sola, ne' la piu' lunga, ma come test di tenuta, i nostri glutei si sono dimostrati all'altezza della bisogna.
All'inizio, da Ankara a Van, Tatvan sponda Ovest, tutto e' filato come in passato, scompartimento a nostro esclusivo uso, molto comodo e vagone silenzioso. Una volta giunti a Tatvan, abbiamo conosciuto il retro della medaglia. Sbarco dal treno alle 18 di Venerdi', imbarco sul Ferry alle 19,00, intruppati per 4 ore di traversata. Arrivati a Van, sponda Est del Lago, siamo saliti sul treno iraniano. Stracolmo, "abbastanza poco pulito", ma con continue visite di ferrovieri e poliziotti per vari controlli, biglietti 3 volte, bagagli 2. Alle 02.00 di Sabato siamo dovuti scendere per il visto passaporti, questo fino alle 04,00 poi ripartenza cercando di riposare nel frastuono delle persone che, beati loro, avevano ancora vigore in corpo.
Arrivo a Teheran all'01,30 di Domenica mattina. Corsa in hotel e baci al cuscino che 5 minuti dopo sopportava il nostro russare!

mercoledì 8 dicembre 2010

Ankara " La Noiosa "



La sosta ad Ankara era prevista per formattizzare  le pratiche per il rilascio dei visti di entrata in Iran, percio' 4 giorni ci sembravano davvero tanti, troppi, anche se restano un'inezia al confronto dei sette mesi previsti per questo viaggio. Sembravano tanti perche' Ankara non e' una citta' per turisti in cerca di luoghi della Storia o di interesse internazionale. Questa e' una citta' vastissima, popolosa e nuova, tutta incentrata sulla burocrazia governativa e i palazzi di Rappresentanza Straniera, c'e' solo una piccola zona di interesse storico. il Forte. Posto sul cuccuzzolo di una delle tante colline su cui e' sorta la citta, da qui si gode una vista a 360 gradi fino all'orrizzonte. La cittadella e' arroccata alle pendici e se un tempo deve essere La pausa e' finita! Si riparte. In circa 60 ore saremo nel cuore dell'Asia, Teheran. Questo nuovo passo si svolgera' in 2 fasi, la prima da Ankara a Van. sul lago omonimo, attraversamento dello stesso su traghetto ferroviario e poi, dopo 7 ore, nuovo raccordo ferroviario, stavolta Iraniano, ci portera' fino a destinazione in altre 25 ore. stata molto ben organuizzata. ora offre solo uno squallido bazar.
Percio,' con la prospettiva di passeggiare tra palazzoni senza identita' ne interesse da parte nestra, non ci pareva una tappa stimolante, da qui l'appellativo di " Noiosa " .  Pensando poi alle cose "turche" : narghile', lingua con piu' U del sardo, ci vengono in mente i...bagni...turchi, L'Hamam.........la gioia del corpo! Il rilassamento del Cervello! (chi ce l'ha). Cosi', dopo la prima esperienza, ci siamo messi a visitare gli Hamam della Cittadella. Luoghi divini dove il corpo viene in contatto con mani esperte che  seguono la forma di tutte
le fasce muscolari. prima con vigore poi con delicatezza, una vera goduria! tutto cio' ha reso Ankara godibile sosta preparatoria per la vera Asia che, da domani, incontreremo.Il nostro fondo schiena perdera, le sue naturali rotondita.